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Pochi film, nella storia del cinema, riescono a fare quello che fa L’odio: diventare un manifesto generazionale. Il film di Kassovitz lo fa eccome, e ancora oggi qualsiasi ragazzo che lo guarda ne rimane estremamente affascinato. L’odio riesce a portare sullo schermo i drammi delle banlieue senza diventare in alcun modo ideologico, ma restando fedele alla sua forma di film di finzione. Seguiamo la storia dei tre protagonisti come se fossimo noi a viverla in prima persona, e poco conta quanto distanti – economicamente, socialmente o geograficamente – possiamo essere noi da loro: la storia che vediamo sullo schermo diventa subito la nostra storia, i loro drammi i nostri drammi.